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FESTA DEL VECCHIO CACCIATORE- ATC BRIANTEO

Brianza. Un nome che evoca, da un lato, immagini di paesaggi armoniosi, dall'altro visioni sconcertanti di una eccessiva urbanizzazione. Fra queste contrastanti icone, testimonianze visive del passato e del presente certamente possono darla i vecchi cacciatori dell’Ambito Brianteo di Monza Brianza. Tutti riuniti in ritrovo conviviale in occasione della festa del “Vecchio cacciatore” fortemente voluto dal presidente Cabiati con l’indispensabile contributo della provincia di Monza Brianza che ha permesso di invitare a pranzo presso il ristorante “ La Bergamina “ di Arcore gli over 75 iscritti all’ATC Brianteo. Un fiume di ricordi e nostalgie : frulli di fagiani, voli di starne e canizze sulla lepre si sono riversati fra i tavoli del ristorante con testimonianze dirette dello scorrere del tempo che ha trasformato il territorio Brianzolo in quello che è adesso con territorio agricolo a macchia di leopardo che però non basta ancora a scoraggiare ,a fare desistere e spegnere il sacro fuoco della passione dei seguaci di Diana. Dentro una passione che il tempo non ha sopito e che migliora la nostra esistenza elevando la propria qualità di vita, ritroviamo la stessa essenza dentro una emozione che magistralmente il presidente FIDC Rodolfo Grassi dipinge in questo scritto :
“Le immagini giungono da lontano e scivolano nei giorni: riaffiorano remoti desideri scritti col dito sul vetro mentre l’alito trova altro spazio e diventa pagina persino il fiocco di neve a cui li
confidi. Sono figure e progetti scritti col lapis della tua infanzia e svelano stagioni serene ed attimi irripetibili, segreti bisbigliati al vento perché ne faccia altri respiri. Raccontano di voli che credevi eterni e improvvisi dolori senza cielo. Ed è il diario che santifica la memoria e diminuisce le pagine. Corrono i ricordi, come migratori che si smarriscono nell’orizzonte, sbiaditi nella tenera nostalgia che si colora di grigio. Ridisegnano figure sbiadite sul tuo viottolo semisegreto verso anni scomparsi. Allora tutto era forse più difficile ma spiato ora, con gli occhi della memoria, sembra appartenere ad un’età dell’oro. C’erano i voli di starne che odoravano di grano e le quaglie che se ti dicevano addio poco dopo le tortore. Giungevano i fringuelli che intonavano il salterio e le lodole che stellavano il cielo, i codoni che disegnavano croci nell’alba e le ultime gallinelle a far più scura la sera. E se cane e destino ti donavano una beccaccia sfioravi con le dita il paradiso. Pochi i fagiani, tanti i merli, ancor più i tordi e le colombine inseguite dalla neve. E su tutto il fascino della lepre e la ingenua bacchetta del vischio che brillava un attimo nell’aria trascinando a terra un ciuffo di piume capace di donarti un bagliore di felicità. Era la caccia. Ed è ancor oggi se riesci ad apprezzarla, condividerla, liberarla da litigi inutili come i pipistrelli che volano nel crepuscolo. Sfavillano le immagini e tornano a significare un’epoca e tanti ricordi, ad essere la scintilla per un incendio della nostalgia, a far cigolare la moviola che ripropone le tue pellicole d’autore. Quelle che vivi tu per il tuo cane. Che interpreta lui per il tuo affetto. Che ritrovate in ricordi mai bugiardi. Sappi farle rinascere: hanno la voce di stagioni che tornano per essere scritte ancora su un altro fiocco di neve. Giungono come una preghiera desiderata, durano quanto un sospiro che ti allevia una pena, se ne vanno in una pioggia sottile che bagna i pensieri. Raccontano di giorni lontani sbiaditi in una nostalgia senza ritorno. Perché anche questo, se vuoi, è il significato del Natale ed il tempo diventa gitano: lascia i sentieri quotidiani e s’addentra nei viottoli dell’anima per suggerire storie d’amore per tutti “
Il tardo pomeriggio conclude la manifestazione ed alla spicciolata escono i cacciatori dal locale ristorante, il vento freddo di gennaio li avvolge e li fa ritornare alla quotidianità. Una forte stretta di mano, un abbraccio ed un arrivederci al prossimo anno per continuare a sperare che la terza domenica di settembre ci veda tutti presenti al sorgere del sole di una nuova stagione da vivere e ricordare. Les souvenirs sont cors de chasse, dont meur le bruit parmi le vent (Guillaume Apollinaire) I ricordi sono corni da caccia il cui rumore muore nel vento. Ma noi non ci arrendiamo e siamo pronti a suonarli ancora. Ci basta poco, un pizzico di salute, il nostro compagno di caccia al nostro fianco ed ancora un cane giovane da affiancare ai nostri ausiliari per continuare a sognare. E per invece gli altri cacciatori che non potranno esserci perché sono stati chiamati l’appuntamento definitivo è il solito : seconda stella a destra e poi dritto fino a mattino dentro lo spazio ed il tempo ci troveremo a cacciare sui territori nella natura incontaminata della Brianza dei nostri avi, rincontreremo la nostra prima beccaccia, potremo scegliere all’alba con quale cane, avuto nella nostra vita precedente, uscire . Decidere dentro quale attimo fermarsi a contemplare il frullo del selvatico da diverse angolazioni e poi a fine giornata rivedere i capi degli amici animali abbattuti riprendere vita per continuare nel cerchio della esistenza e soddisfare quell’anelito di eternità che da sempre portiamo nel cuore.

Luigi Monguzzi